Trieste - il Faro della Vittoria sul Poggio di Gretta
Gretta è un quartiere (secondo lo Statuto di Trieste[1]) di Trieste, limitrofo a Roiano e Barcola. Il suo territorio, diviso com'è in porzioni distinguibili, prende diversi nomi: Serbatoio, Gretta Alta, Cisternone, Monte Radio (o Terstenico). Nell'antichità era presente in zona un piccolo santuario dedicato ad Ercole. Sono stati trovati infatti resti di statuette raffiguranti il semidio greco. L'abitato ha avuto diversi sviluppi: fino alla seconda metà del Novecento era prevalentemente occupato da piccole case, giardini e campi coltivati. Poi, nel 1950, sotto l'amministrazione del GMA (Governo Militare Alleato), gli Americani hanno contribuito alla costruzione delle case popolari. Infine, dagli anni '80 in poi, c'è stato un secondo sviluppo urbanistico, caratterizzato dalla costruzione su ripidi pendii di villette e piccole case. Tra i suoi edifici più importanti, si trovano la chiesa di Santa Maria del Carmelo, Villa Cosulich e Villa Prinz, sede della III Circoscrizione, di cui il rione fa parte. Fa parte del rione anche Monte Radio, località dove sono presenti le antenne per le onde medie della emittenti radiofoniche della RAI. Inoltre, nel rione, si trova anche il Faro della Vittoria. Nel passato Gretta è stata un rione con importante presenza della comunità linguistica slovena. Secondo l'ultimo censimento austriaco del 1911, l'46,3% della popolazione era di madrelingua slovena (contro un 43,3% di madrelingua italiana). Durante il Novecento, la percentuale degli abitanti di madrelingua slovena è andata diminuendo fino a scomparire quasi del tutto. Riconosciuto come rione storico, Gretta è oggi zona di passaggio pressoché obbligato per l'abitato di Prosecco, quartiere del comune di Trieste. (Wikipedia)
Il Faro della Vittoria è opera dell'architetto triestino Arduino Berlam e dello scultore Giovanni Mayer. Iniziato il 15 gennaio 1923 e inaugurato il 24 maggio 1927 dal Re d'Italia Vittorio Emanuele III, che lo accese simbolicamente per la prima volta. La cerimonia dell'accensione ebbe l'applauso di tutta la cittadinanza presente all'evento e dalle sirene di tutte le navi e le barche presenti in mare per l'occasione.
Il Faro della Vittoria, in pietra bianca di Orsera, pietra di Gabrie, e della cava Stefanutti di Fontane ,è stato costruito dove c'era il Forte Kressich, fatto erigere dall'Impero Austro-Ungarico nel 1854 con una batteria di cannoni a difesa del golfo, inglobandone il torrione principale.
Il faro ha un’altezza complessiva di 68,85 metri e la sua base è a 60 metri sul livello del mare. ed ha come si era deciso la forma di un fascio littorio sottosopra.
Esso rappresenta anche il monumento commemorativo dedicato ai marinai caduti nella Prima Guerra Mondiale, come testimonia l'iscrizione "SPLENDI E RICORDA I CADUTI SUL MARE MCMXV - MCMXVIII", alla sua base.
In cima alla colonna un capitello sostiene la coffa (costruita a Napoli) nella quale c’è la gabbia (in bronzo e cristalli) che contiene la lanterna, rivestita da una cupola in bronzo decorata a squame.
In cima alla cupola s’impone la statua della Vittoria (alta 7,20 metri) dello scultore Giovanni Mayer (Trieste, 1863-1943) , costruita in rame e con un peso di 7 quintali, forgiata nella officina di Via Donato Bramante di Giacomo Srebot, dono dagli armatori triestini.

Pensata per resistere al forte vento di bora, le sue ali presentano alcune aperture per diminuirne la resistenza. La corona che ne orna il capo nasconde l’impianto di protezione dalle scariche atmosferiche.
Alla base del faro, sopra il piedistallo, c'è la statua del marinaio (alta 8,60 metri), sempre opera del Mayer, che è stata realizzata con cento tonnellate di pietra di Orsera; sotto ad essa troviamo l’ancora dell’Audace (la prima nave da guerra italiana che, il 3 novembre 1918, ha raggiunto il porto di Trieste, ormeggiando al Molo San Carlo che da allora si chiamò Molo Audace).
L'ancora è stata donata il 3 febbraio 1924 dall'Ammiraglio Thaon de Revel ed ha saldata al diamante una targa che riporta scritto "Fatta prima d'ogni altra sacra dalle acque della gemma redenta il 3 novembre 1918". Si dice però, che l'ancora sia stata invece della R .N. Berenice
La statua, sempre opera dello scultore Giovanni Mayer, fu acquistata con una sottoscrizione aperta da un Comitato cittadino. Accanto all'ancora c'erano due proiettili dei cannoni della corazzata austriaca Viribus Unitis che ora sono posti a fianco dell'entrata. In totale il Faro della Vittoria ebbe un costo di 5.265.000 Lire.
Il bozzetto originale del Faro si trova al primo piano del Palazzo della Borsa; è un modellino in bronzo fuso dell'altezza di 56 cm. Il 24 maggio 1927 è stato donato a Vittorio Emanuele III e nel 2006 la Camera di Commercio l'ha acquistato ad un'asta tenutasi a Trento.
Il grand'ammiraglio Thaon de Revel donava il 3 febbraio 1924 l'ancora del cacciatorpediniere "Audace", al diamante della quale fece apporre una targa con la scritta "Fatta prima d'ogni altra sacra dalle acque della gemma redenta il 3 novembre 1918". Completava il dono con due proiettili della "Viribus Unitis" che ora si trovano dinanzi all'entrata del laro. (Fonte Dino Cafagna)
L’Audace, alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, venne Incorporata nella Kriegsmarine tedesca ed utilizzata in Adriatico in missioni di scorta, trasporto truppe e posa di mine, il 1º novembre 1944 venne affondata da unità navali inglesi al largo di Pago e il relitto venne individuato alla profondità di 80 metri soltanto nell'agosto del 1999, dai subacquei triestini Leonardo Laneve e Mario Arena.
La corazzata Viribus Unitis, ammiraglia della Marina imperiale austriaca, doveva il suo nome al motto dell'imperatore Francesco Giuseppe.
A destra: Il 26 settembre 1850 l’imperatore Francesco Giuseppe approvò il progetto per la costruzione di un forte, per lo studio viene incaricato il Tenente Colnello Carl Moering. Il forte venne costruito fra il 1854 e il 1857 sul poggio di Gretta, prese il nome dalla campagna Kressich sulla quale è sorto, in quel periodo era la più importante fortificazione a difesa del porto, si trovava ad un’altezza elevata per non essere colpito dall’artiglieria navale. All’entrata vi era un ponte levatoio, il bastione era circondato da un fosso (capponiera), aveva una galleria alla quale si poteva accedere attraverso un passaggio sotterraneo, esisteva inoltre una rete di sotterranei dove venivano conservate le polveri ed i rifornimenti. Dalla collina si collegava con la sottostante batteria di San Bortolo, che veniva chiamata anche Kressich Basso o Kressich Piccolo. La guarnigione poteva raggiungere un migliaio di uomini; era fornito di artiglierie per eventuali attacchi di “treni armati”. Il forte rimase efficiente per quasi trent’anni, il sistema difensivo venne poi sorpassato dai progressi delle artiglierie navali. Durante la prima guerra venne utilizzato come magazzino militare. Dopo la redenzione, l’armatore triestino Ettore Pollich comperò il forte per cederlo al Comitato che doveva erigere su quel posto il faro della Vittoria, infatti per l’ampio basamento che ingloba il bastione del forte, vennero utilizzate le solide fondamenta. Il bassorilievo con la grande aquila bicipite, che era sistemato all’ingresso del forte, è stato collocato nei sotterranei del Faro. (Fonte: Margherita Tauceri)

Il Forte Kressich, sul torrione del quale è stato eretto il Faro della Vittoria, era una delle strutture di difesa più importante del golfo e della città. Era dotato di 12 cannoni da 48 libbre lunghi, 5 da 48 libbre corti, 10 da 24 libbre, e 20 da 8 libbre, oltre una galleria con feritoie per i moschetti, un fossato e un ponte levatoio Era inoltre munito di ampi e profondi sotterranei ed era collegato con Barcola. Il Forte Kressich fu fatto erigere dall'Impero Austro-Ungarico nel 1854, su progetto dell'arch. Karl Möring.

Storia: La batteria del “cagainbraghe” - Nel 1841 vennero costruite una serie di batterie a difesa dell’importante porto commerciale di Trieste; visto che l’Austria non aveva una flotta militare degna di questo nome, furono intensificate le difese terrestri, tra queste soprattutto la zona di Barcola, con ben quattro opere di fortificazione-difesa: le batterie di San Bortolo e Lengo, il forte Kressich, la "fortezza di Terstenich". La batteria di San Bortolo, pur dotata di 6 cannoni da 48 libbre e di un posto fisso di fanteria, ebbe una parte poco onorevole nel contrastare il blocco navale del porto di Trieste il 23 maggio 1848 da parte della flotta sardo-veneta-napoletana, guidata dell'ammiraglio Albini. La flotta nemica infatti aveva imposto il blocco navale del porto e, nel tentativo di sbarcare sulla terraferma a Barcola, cominciò a bombardare la costa. Mentre la batteria Lengo rispose con efficacia, quella di San Bortolo, causa lo spavento del suo comandante, terrorizzato dal fatto di essere colpito dalla potente artiglieria nemica, non rispose per niente. Per questo da quel momento alla batteria fu dato il non invidiabile soprannome di “batteria cagainbraghe”.
Di questa batteria, sistemata dietro il cimitero di Barcola di via Bovedo, ne rimane solo una casamatta, occupata fin poco tempo fa dai lavoratori della fabbrica di essenze Janousek, in viale Miramare 87. Sull'architrave di una porta è incisa ancora la data MDCCCXXXXI, l’anno della sua costruzione.
La Batteria Bortolo, che veniva chiamata anche Kressich Basso o Kressich Piccolo, perché collegata con una galleria al forte omonimo, aveva sei cannoni. (Fonte: Dino Cafagna)



Questo sito con gli scritti e le immagini che lo compongono
è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons
Creative Commons License